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LA STORIA BIANCOROSSA
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[ M. Briaschi ] [ S. Campana ] [ D. Fortunato ] [ G. Mascheroni ] [ L. Menti ] [ L. Pasciullo ] [ A. Rondon ] [ P. Rossi ] [ G. Savoini ]
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Sergio
CAMPANA: "Quelli di calciatore gli anni più belli" |
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Il nome dell'avvocato Sergio
Campana, sessantacinque anni, vicentino di Bassano del Grappa, è
legato al mondo del calcio da circa cinquant'anni. Terminata nel
1967 la carriera di calciatore, iniziata a Cartigliano quindici anni
prima, l'avv. Campana nel 1968 è stato tra i fondatori
dell'Associazione Italiana Calciatori, della quale è tuttora
presidente.
Negli anni in cui era impegnato nell'attività di giocatore, ha
militato per molte stagioni nel Vicenza, per la precisione dal 1953
al 1959 e dal 1961 fino a fine carriera, collezionando
complessivamente 240 presenze e realizzando 45 reti. In
maglia biancorossa ha vinto due tornei di Viareggio (nel 1954 e nel
1955), ha ottenuto una promozione nel massimo campionato (stagione
1954-55), è stato capocannoniere della squadra due volte (nei
campionati di serie "A" 1957-58 e 1961-62, nei quali ha
realizzato rispettivamente 13 e 5 reti).
Nel corso della successiva attività all'interno del sindacato dei
calciatori, molte sono state le energie profuse dall'avv. Campana
per il raggiungimento di una serie di obiettivi a vantaggio della
categoria dei calciatori, della quale ha in maniera importante
contribuito a migliorare lo status giuridico.
Lo abbiamo incontrato per riesaminare brevemente alcune delle tappe
più significative di queste due esperienze da lui vissute nel mondo
del calcio, per parlare del Vicenza e di alcune questioni di
attualità che riguardano il mondo del pallone.
-Avvocato Campana, da quale delle due esperienze da lei vissute nel
mondo del calcio ha tratto le maggiori soddisfazioni?
"Sicuramente i ricordi più belli sono riferiti al periodo
dell'attività agonistica, anche perchè vivevo gli anni della mia
giovinezza... E' stata un'esperienza bellissima, cominciata a
Vicenza ...giocoforza. Militavo infatti nel Cartigliano, una
squadretta dei campionati minori, quando, a suon di goals, mi feci
notare. Vennero osservatori del Milan, della Juventus: forse avrei
potuto essere acquistato da una di queste grandi società. Mio padre
però mi disse: "Vai a giocare dove vuoi, ma la sera torna a
casa a dormire!" Essendo io di Bassano, accettai le proposte
del Vicenza, squadra nella quale fui comunque ovviamente ben lieto
di andare a giocare."
-Quali i ricordi più belli legati alla sua permanenza in maglia
biancorossa?
"Le immagini che mi sono rimaste dentro sono le due vittorie
del Torneo di Viareggio e la promozione in serie "A" nel
1954-55. A proposito di quella stagione, indimenticabile è una
partita contro il Legnano, risultata decisiva per la promozione,
disputata al "Menti". A pochi minuti dal termine della
gara i lombardi, che erano secondi in classifica, passarono in
vantaggio ma in due minuti riuscii prima a pareggiare e poi a
portare la squadra sul due a uno finale. Con quella vittoria eravamo
praticamente in "A"...Bellissimi furono i campionati in
cui allenatore era Scopigno, che mi dava del lei. Mi diceva prima
della partita: "Campana, lei giochi sulla fascia sinistra e
faccia quello che le pare." Erano anni in cui giocare a calcio
voleva davvero dire divertirsi, anche a livello di serie
"A". Una volta dovevamo scendere in campo a Torino contro
la grande Juventus. 1Noi giocatori, considerata la grande differenza
di valori in campo tra le due squadre, in anni in cui la sudditanza
psicologica degli arbitri verso le "grandi" era..."più
forte" di adesso, prendemmo la trasferta come una gita:
mancavano pochi minuti al fischio d'inizio e nello spogliatoio
facevamo baldoria. Scopigno entrò e disse: "ragazzi, cercate
per lo meno di ricomporvi e giocare dignitosamente!" Finì che
vincemmo tre a due..."
-La sua stagione migliore?
"Probabilmente il torneo di serie "A" 1957-58 in cui
realizzai tredici reti. Arrivai primo come cannoniere italiano del
campionato, dietro agli stranieri."
-Un episodio particolare vissuto con i compagni di squadra?
"Erano anni in cui i calciatori non navigavano nell'oro,
nemmeno quelli di serie "A", a differenza di ciò che
accade oggi. Un volta, nel corso di una tournée in Svizzera,
passeggiavamo per le vie del centro- se non ricordo male eravamo a
Zurigo - quando a Zoppelletto cadde una moneta, il cui valore
attuale sarebbe di circa cinquemila lire, dentro un tombino:
perdemmo mezz'ora per recuperarla... Lo stesso Zoppelletto
commerciava in macchine usate: ogni lunedi mattina partiva per
Milano e tornava con una macchina di seconda mano..."
-Il compagno di squadra "preferito"?
"Dirne uno è difficile. Con Luison, Gigi Menti, Zoppelletto,
Panzanato e De Marchi formavamo un bel gruppo, ci si divertiva
veramente molto. Dovendone individuare uno dico Luison, perché
iniziammo insieme e perché è con lui che mi trovo più spesso
tuttora."
-Una battuta sul Vicenza di oggi. Torna in serie "A"?
"Penso che il Vicenza sia stato costruito bene e che abbia
tutte le potenzialità per tornare nel massimo campionato. Tuttavia
questa squadra ha un difetto pericoloso, cioè la tendenza a
deconcentrarsi nelle fasi decisive delle partite.
E' stato
dilapidato un piccolo patrimonio di punti, che erano già in tasca,
proprio per questi cali di tensione che bisogna riuscire ad
eliminare al più presto."
-Passiamo all'altra sua importante esperienza nel mondo del calcio.
Quale ritiene sia stata la "battaglia" più importante
vinta dall'Associazione calciatori?
"Sicuramente l'essere riusciti a convincere i calciatori che
potevano diventare una categoria importante. All'inizio dellla
nostra attività i giocatori erano come "cani sciolti",
non avevano nemmeno un contratto collettivo. Importante è stato
soprattutto il contributo di alcuni calciatori, all'epoca nazionali,
come Rivera, Mazzola, Bulgarelli e De Sisti, che si sono impegnati
per tutti i loro colleghi."
-Si fa un gran parlare in questi giorni della questione che riguarda
l'esposizione negli stadi di striscioni dal contenuto violento o
razzista. Qual è la sua opinione al riguardo? Quale può essere il
ruolo dei calciatori in questa vicenda?
"Quella degli striscioni mi sembra una piccola questione
rispetto a quella grande della violenza negli stadi, nei quali da
tanti anni si assiste a dimostrazioni che non hanno nulla a che
vedere con il tifo. Vi sono minoranze che portano negli stadi
ideologie di tipo politico. Queste sono situazioni da affrontare sul
piano della prevenzione; quando si passa alla repressione siamo in
una fase pericolosa. Per ciò che concerne i calciatori, essi molte
volte cercano il quieto vivere, instaurando buoni rapporti con gli
ultrà. A volte dovrebbero prendere posizioni più decise
condannando certi atteggiamenti."
-In che direzione va il calcio del dopo Bosman?
"La sentenza Bosman si basa su principi, la libera
circolazione, la libertà contrattuale, ineccepibili dal punto di
vista del diritto, del sociale. Peraltro lo sport è un settore
peculiare, per cui non si può equiparare ad altri. Da questo punto
di vista le conseguenze della sentenza sono state catastrofiche, in
quanto tendono a cancellare l'identità tecnica del calcio
nazionale. I vivai sono stati distrutti perché chiaramente le
società non hanno più interessi a investire sui giovani. Ritengo
incredibile che i Governi degli Stati membri non abbiano ancora
trovato delle linee d'intesa per integrare il Trattato di Roma e per
derogare al principio della libera circolazione, considerando lo
sport come cultura. Penso che la motivazione risieda nel fatto che
la Comunità Europea voglia sfruttare il calcio per pubblicizzare,
attraverso un veicolo così popolare, il principio della libertà di
circolazione."
-I campionati frammentati in vari giorni...
"Il calendario è disastroso. Ci sono troppi impegni e si gioca
troppo di sera. Quando c'è un moltiplicarsi degli eventi
agonistici, si crea il pericolo doping, che nasce proprio dalla
superattività cui gli atleti sono costretti. Il calcio ormai, tra
anticipi e posticipi vari, è schiavo delle TV. In particolare
giocare di sera, con la nebbia o su campi ghiacciati, rende le
partite irregolari e, tra l'altro, poco gradevoli per il pubblico.
Si tratta purtroppo di un meccanismo diabolico, difficile da
fermare."
-Sul doppio arbitro?
"Il doppio arbitro è una delle proposte effettuate per
risolvere il problema arbitrale, che per me esiste da quando c'è il
calcio ed esisterà sempre. Dovrebbe invece esserci un atteggiamento
culturale diverso da parte degli addetti ai lavori, in base al quale
si comprenda ed accetti l'errore arbitrale, in quanto ineliminabile.
Il fatto è che oggi nel calcio vi sono tali interessi in gioco che
nessuno rinuncia a contestare per ottenere successivamente qualche
vantaggio."
-Dopo il rigore accordato al Parma nella recente gara di serie
"A" contro l'Inter, è riesplosa la polemica sui giocatori
che simulano...
"Questo si riallaccia a quanto ho appena detto. I giocatori
tendono a simulare perché ormai per una società di calcio una
vittoria sportiva ha un tale ritorno economico che i giocatori, per
far ottenere il risultato sportivo, e ciò che segue in termini
economici, alla propria società ...cadono."
-Gli sportivi non gradiscono che i calciatori cambino maglia tre
volte nella stessa stagione. Vorrebbero che i trasferimenti non
avvenissero a campionato in corso, quantomeno nell'ambito della
stessa categoria calcistica. E' accaduto che un giocatore una
domenica giochi per una squadra e già quella successiva sia
schierato tra gli avversari della stessa...
"Da parte nostra abbiamo fatto una grande battaglia ottenendo
qualche restrizione al mercato sempre aperto, però è vero che si
è creata una situazione inaccettabile, con calciatori che cambiano
maglia ogni stagione anche per tre volte. Oramai il calcio non è più
uno sport, ma uno spettacolo..."
-Aumentano i casi di calciatori che faticano a rispettare contratti
firmati pochi mesi prima...
"Siamo in una fase in cui purtroppo i contratti non hanno più
valore; capita più di qualche volta che non vengano rispettati
dalle parti contraenti. Da un lato abbiamo le società che a volte
trascurano i diritti dei calciatori, per esempio impedendo loro di
allenarsi con la prima squadra o di svolgere il ritiro per
campionato; dall'altro i calciatori che spesso condizionati dai
procuratori, non accettano più ciò che qualche mese prima avevano
sottoscritto. Ci vorrebbe una maggiore correttezza da parte di
tutti." 
-La battaglia sindacale più importante da vincere in futuro?
"Senz'altro il riconoscimento del diritto di voto ai calciatori
ed ai tecnici. Dovremmo ormai essere alla vigilia del riconoscimento
di questo principio. Fra pochissimo verrà approvato il nuovo
Statuto del Coni, entro l'estate prossima quello della Federazione,
con la previsione della possibilità per calciatori e tecnici di
entrare nel governo calcistico, nella stanza dei bottoni, e
partecipare finalmente alla gestione dello sport."
intervista di Massimiliano Lamola
tratta da "Vicenza Biancorossa", feb.2000 |
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