Ad inizio anni ottanta i tifosi biancorossi, orfani del simbolo
del Real Vicenza Paolo Rossi, ormai emigrato verso più gloriosi
lidi, attendevano un giocatore che potesse prendere il posto del
Paolino nazionale nei loro cuori.
Alcuni sostenitori probabilmente ritenevano che ci sarebbero
voluti degli anni prima di trovare un degno erede di Rossi;
invece, nel 1983, il Vicenza acquistò Antonio "Toto"
Rondon, bomber vicentino di Malo che sino a quel momento aveva
girovagato per l'Italia.
"Toto" riuscì immediatamente ad instaurare un feeling
eccezionale con la tifoseria biancorossa, che in lui apprezzava,
oltre alle capacità calcistiche (con 59 goals in 151 gare è il
settimo marcatore biancorosso
di tutti i tempi), anche, e soprattutto, l'attaccamento viscerale
alla maglia, qualità queste che, insieme alla sua "vicentinità",
ne hanno fatto una delle bandiere del Vicenza calcio.
Gli anni vissuti da Rondon in maglia biancorossa (1983-1988) non
sono certo stati i più gloriosi nella storia del Vicenza, ma sono
anni che "Toto" non può dimenticare:
"E come potrei?", attacca l'ex ariete dell'attacco.
"Ebbi modo di coronare un sogno coltivato per tanti anni,
appunto quello di vestire la maglia del Vicenza, instaurai un
rapporto splendido con la "famiglia biancorossa", in
tutte le sue componenti, segnai molti goals, ottenni due
promozioni, anche se la seconda, quella della promozione in serie
A nel 1986, ci venne revocata a tavolino. Posso dire che furono
gli anni più belli della mia vita."
L'esperienza di Rondon in biancorosso sembrava destinata a non
avere mai inizio, con conseguente impossibilità per il bomber di
Malo di affermarsi nella propria terra, a conferma dell'antico
detto secondo il quale nessuno è "profeta in patria".
"In effetti arrivai a Vicenza tardi, a 27 anni. Giunsi però
al momento giusto, dopo essermi formato come uomo e come
calciatore grazie anche alle esperienze maturate negli ambienti,
spesso roventi, delle società del sud presso le quali militai.
Quando fui acquistato dal Vicenza ero felicissimo. Anche se si
trattava di giocare in serie C, era il massimo delle mie
aspirazioni: se hai la possibilità di giocare nella squadra della
tua città, non ne fai certo una questione di categoria."
Ciò che ha caratterizzato l'esperienza di Rondon in biancorosso
è stato soprattutto il rapporto d'affetto instaurato con gli
sportivi vicentini, un rapporto che è sbocciato da subito: "
Alla prima gara di campionato giocata e vinta per 3-1 al Menti
contro il Fano segnai una doppietta spettacolare. Quel giorno
scoccò la scintilla con il pubblico vicentino e fu l'inizio di un
rapporto tuttora gratificante, considerate le attestazioni di
stima ed affetto che ancor oggi mi tributano gli sportivi
biancorossi quando mi incontrano per strada. Credo che il pubblico
vicentino mi volle tanto bene perché vedeva che giocavo con il
cuore."
Dovendo scegliere la stagione più bella, Rondon indica quella
della promozione in B nel 1985: "Fu una splendida cavalcata
conclusasi con la vittoria (3-1 n.d.r.) contro il Piacenza allo
spareggio di Firenze, dopo un'autentica battaglia. C'erano oltre
10 mila vicentini, io segni la rete del 2-1 ai supplementari.
Indimenticabile."
Se questa è stata la rete che diede la gioia più grande a
"Toto", quella, anzi, quelle più importanti le realizzò
ad inizio della stessa stagione a Ferrara. "Alla quarta
giornata di campionato scendemmo sul campo della Spal per una gara
già fondamentale. Io partii in panchina in quanto non mi ero
potuto allenare per 18 giorni. Al termine del primo tempo eravamo
sotto due a zero, poi, nella ripresa, mister Giorgi mi fece
entrare in campo. Segnai le due reti che ci consentirono di
acciuffare il pareggio, la seconda di testa in tuffo all''89 su
lancio di Mascheroni. Fu la svolta del campionato."
Non solo goals e promozioni per Rondon, in quegli anni con la
maglia del Vicenza, ma anche solidi rapporti di amicizia
instaurati con i compagni di squadra e con mister Bruno Giorgi.
"Eravamo un gruppo molto unito, costituito da persone che
erano amiche e che si stimavano.
Sono rimasto in contatto con molti dei compagni di squadra di
allora, soprattutto con Fortunato, Schincaglia, Morganti, Filippi,
Pasciullo, Mattiazzo e Nicolini, oltre che con Robi Baggio, benché
con quest'ultimo abbia giocato solo un anno. Non potrò mai
dimenticare, poi, mister Giorgi, un autentico maestro di vita, un
grande uomo, ricco di umanità, ed un grande professionista."
Rondon prosegue nel racconto di quegli anni parlando a ruota
libera, con grande partecipazione.
Ci racconta di quella volta che segnò due goals dopo aver
ricevuto un passaggio in macchina per andare allo stadio da un
amico, che da quella domenica fu "costretto" a divenire
il suo "tassista" (i calciatori, si sa, sono spesso
superstiziosi), delle battaglie epiche con Aliboni, portiere del
Brescia di quegli anni che riusciva quasi sempre a parargli tutte
le conclusioni, del suo addio al Vicenza nel 1987 per andare a
giocare in Promozione, al Thiene ("sentii di non avere più
la fiducia della società, non aveva senso continuare").
Poi la chiacchierata volge al termine e Rondon, che da due anni è
responsabile del settore giovanile del calcio Malo e dunque
raramente può seguire dal vivo il suo Vicenza (sulle vicende del
quale è comunque informatissimo), prima di salutare ci tiene a
lasciare ai tifosi biancorossi un'iniezione di (ragionevole)
ottimismo circa le sorti dell'attuale campionato di serie A:
"Sarà dura, ma ci salveremo!"
intervista di Massimiliano Lamola
tratta da "Vicenza Biancorossa", ott.2000