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LA STORIA BIANCOROSSA
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[ M. Briaschi ] [ S. Campana ] [ D. Fortunato ] [ G. Mascheroni ] [ L. Menti ] [ L. Pasciullo ] [ A. Rondon ] [ P. Rossi ] [ G. Savoini ]
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Giulio
SAVOINI, cuore biancorosso |
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Giulio
Savoini è un personaggio conosciuto da tutti gli sportivi
vicentini. Novarese di nascita, di Cressa per la precisione, Savoini
è arrivato a Vicenza come calciatore nel 1953 e da quel momento è
diventato vicentino d'adozione, lavorando quasi ininterrottamente al
Vicenza calcio (unica eccezione una stagione alla guida dell'Azzurra
di Sandrigo, appena terminata la carriera di calciatore). Appese le
scarpette al chiodo, nel 1967 (all'età di 37 anni), dopo essersi
tolto la soddisfazione di stabilire il record, tuttora imbattuto, di
presenze in maglia biancorossa (316, con 32 reti realizzate, non
male per un difensore), Savoini è stato tecnico degli allievi,
della juniores, della Primavera, collaboratore di Berto Menti e
Scopigno e vice allenatore di G. B. Fabbri, Ulivieri e Orrico, nonché
allenatore della Prima Squadra nelle stagioni 1980-81 e 1989-1990.
Oggi è ancora dentro la famiglia biancorossa, come collaboratore
del settore giovanile.
In questa rubrica dedicata ai "miti biancorossi" non si
poteva certo prescindere, dunque, dal sentire la sua voce, la voce
di un innamorato del Vicenza, la voce del cuore biancorosso.
- Signor Savoini, proviamo ad individuare, tra i tanti, il momento
più bello da lei vissuto con il Vicenza?
"E' difficile per me cercare di individuare, guardando al
passato, il momento più bello, perché, per come sono fatto, tendo
a proiettarmi al futuro, per cui mi verrebbe da rispondere che il
momento più bello deve ancora venire! Comunque, se proprio devo,
tra i tanti che potrei citare, indico la premiazione che ricevetti
nel 1963 per le 200 presenze in biancorosso. Fu organizzata in mio
onore una festa stupenda, alla presenza delle più alte autorità
cittadine, che ebbero per me parole veramente gratificanti,
esprimendo ammirazione non tanto per il giocatore, quanto per
l'uomo."
- Il momento più esaltante?
"Sicuramente
nel 1990, quando da allenatore della Prima Squadra ottenni la
vittoria dello spareggio per evitare la C2, a Ferrara contro il
Prato. La situazione a poche giornate dal termine del campionato era
disperata, ormai non ci credeva quasi più nessuno alla salvezza,
compresa la maggior parte della stampa e dei tifosi. Io invece ci
credevo eccome, e spronai l'ambiente a lottare fino all'ultimo.
Vincemmo alla penultima giornata sul campo del Modena capolista e
battemmo poi il Prato al Menti, trascinandolo allo spareggio. Penso
che nei giorni precedenti la partita la tensione fu talmente forte
che persi dieci anni di vita, che recuperai con gli interessi grazie
alla gioia provata al termine dello spareggio."
- Oltre ai tanti momenti belli, ci saranno stati anche dei momenti
difficili.
"Certamente. Da giocatore ebbi un momento non facile quando,
arrivato a Vicenza da due anni, mi ritrovai a contare le presenze in
campo sulla dita di una mano, o giù di lì. Pensai di andarmene, e
a dire il vero il trasferimento era quasi cosa fatta, alla Mestrina.
Poi il tecnico Gudman mi convinse a rimanere, mi concesse fiducia e
mi fece scendere in campo in una partita a Padova; da quel momento
giocai sempre titolare. Da allenatore invece ebbi qualche difficoltà
quando rilevai la guida tecnica del Vicenza, subentrando a Gasparin,
nel corso della stagione che si concluse allo spareggio di Ferrara.
Oltre ai pensieri ed alle preoccupazioni che il compito affidatomi
comportava, inizialmente dovetti "combattere" con alcuni
giocatori che non intendevano seguire le mie indicazioni. Li misi
fuori squadra, fino a quando non decisero di mettersi in riga e di
combattere al mio fianco e sotto la mia guida verso la
salvezza."
-
Lei che vissuto da dentro tante edizioni del Vicenza, quale ritiene
sia stato quello più bello?
"Direi quello di Guidolin, che praticava un calcio veramente
spettacolare. Bisogna però dare merito anche a chi gettò le basi
per i successi di Francesco, cioè ad Ulivieri, che negli anni
precedenti fece un grande lavoro che poi Guidolin sfruttò."
- Se dovesse selezionare un undici ideale dal 1953 in poi?
" Beh, proviamoci. In porta Sentimenti IV, esterni difensivi
Giaroli e, se permettete, Savoini, stopper Panzanato, libero Carrera.
A centrocampo "flipper" Damiani, David e Faloppa. In
avanti Baggio, Rossi e Comandini. "
- Oggi il Vicenza è in cerca della permanenza nel massimo
campionato. Lei che in maglia biancorossa di salvezze ne ha
conquistate tante, come vede la formazione di mister Reja in questa
volata?
"La vedo bene, perché è una formazione che ha dei valori
tecnici non indifferenti e che pratica un buon calcio. Ci sono, è
vero, degli alti e bassi e qulche passo falso in trasferta, però è
un fatto che storicamente il Vicenza si è conquistato le salvezze
al Menti. Solo che in passato, ai miei tempi, quando si perdeva
fuori casa, i tifosi accettavano la cosa con più serenità rispetto
ad oggi. Io comunque sono fiducioso, anche perché questa squadra
vale di più dei punti che oggi ha in classifica. Punti che tra
l'altro si era conquistata sul campo, ma che errori arbitrali, e mi
riferisco soprattutto ai due goals regolari annullati contro Inter
ed Udinese, ci hanno tolto. Comunque
non dobbiamo piangerci troppo addosso, perché anche qualche punto
perso per strada a causa degli arbitri fa parte della tradizione
biancorossa e di tutte le squadre di provincia. Ricordo una partita,
a questa proposito, un Vicenza - Juventus del 1963-64, in cui a
quattro minuti dal termine perdevamo per due a uno. Gigi Menti crossò
dalla fascia, De Marchi insaccò di testa.
Noi ci abbracciammo, ma subito dopo ci accorgemmo che l'arbitro
stava uscendo dal campo. Accadde questo: per non accordarci il goal
del pareggio, quando vide che la palla colpita da De Marchi stava
entrando in rete, l'arbitro fischiò la fine dell'incontro! E
mancavano quattro minuti al termine! Incredibile..."
- Il prossimo anno il Vicenza festeggerà il centenario dalla sua
fondazione. Il suo augurio ai tifosi biancorossi è scontato...
"Ovvio, l'auspicio è di festeggiare in serie A questa
importantissima ricorrenza, perché in serie B avrebbe un sapore
certamente diverso. Ripeto, io sono convinto che ce la faremo, ma
per questo è necessario che tutto l'ambiente sia unito e che i
tifosi stiano sempre vicini alla squadra."
Intervista a cura di Massimiliano Lamola
tratta da "Vicenza Biancorossa", Marzo 2001 |
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